Tappa n.11 del percorso Raccontami
Clicca il tasto play per ascoltare il racconto.
Il salone nobile
Il salone nobile
Il salone nobile è l’ambiente più vasto e di maggior altezza dell’intero castello. Esso svolgeva una funzione di rappresentanza, per cui non stupisce che il marchese Filippo Antonio abbia voluto rinnovarlo radicalmente verso il 1817, coprendo del tutto gli affreschi fatti eseguire nemmeno cinquant’anni prima dal nonno Filippo Valentino I. Probabilmente l’Asinari ritenne quasi d’obbligo intervenire in questo spazio, come a lasciare un segno tangibile del prestigio e del potere conseguiti in anni di brillante carriera politica e diplomatica. Le decorazioni “alla cinese” dei fratelli Pozzo gli parvero forse ormai obsolete e superate. I soggiorni a Parigi e la frequentazione della corte napoleonica gli permisero d’altronde di entrare in contatto con il cosiddetto “stile Impero” allora in voga. Ad affrescare il salone fu dunque chiamato un pittore dallo stile pienamente neoclassico, il genovese Carlo Pagani, che aveva già eseguito nel decennio precedente alcuni cicli pittorici nella Villa della Regina ed a Palazzo Reale a Torino.
Ed ora… naso all’insù! Pagani affrescò la volta e i dieci riquadri nella parte alta delle pareti. Hai l’impressione che nei riquadri sia posta una serie di sculture, vero? Per rendere questa illusione ottica l’artista adottò la tecnica della pittura a “grisaille”, cioè in diverse tonalità di grigio, che crea appunto l’illusione che si tratti di bassorilievi e sculture. Grande era l’abilità del Pagani, il quale dipinse le ombre delle figure orientandole coerentemente con le finestre, in modo tale da rendere più credibile la tridimensionalità dei volumi.
Sulla volta dipinse un grande riquadro centrale, con la scena del Trionfo di Dioniso e Arianna: i due amanti procedono sul carro del dio, trainato da pantere, accompagnati da un festoso corteo di centauri, baccanti suonatrici, satiri e portatori di anfore colme di vino.
Nei riquadri alle pareti sono invece rappresentati putti dediti ad attività agricole, o recanti attrezzi e simboli della vita campestre. Nei due riquadri centrali dei lati brevi sono rappresentate due figure femminili metamorfiche, i cui fianchi assumono forme vegetali, trasformandosi in foglie e giràli. Tali creature sorreggono due cornucopie e un canestro traboccanti di fiori. Insomma, tutti soggetti adattissimi ad una nobile residenza di campagna. Ma riferimenti alla vita nei campi e all’agricoltura, e la presenza centrale di Dioniso, possono essere soprattutto ispirati dall’interesse del marchese Filippo Antonio per la viticoltura, di cui fu profondo cultore ed innovatore.
Prima di lasciare il salone, affacciati alla grande finestra per godere di un dolce panorama di colline e vigne, che doveva essere molto caro al marchese.